Cavalli della Giara

Insieme alle spiagge, ai nuraghi, ai buon vino, ai costumi, una delle immagini tipiche della Sardegna è rappresentata dai “Cavalli della Giara“ che devono il loro nome al toponimo che designa un altopiano dove vivono allo stato brado.

L’Altopiano della Giara è di origine vulcanica, con ripidi versanti che rendono difficili i collegamenti con i terreni situati a valle, e si estende per circa 4.500 ettari ad una altitudine compresa tra 1.500 e 1.600 metri nel comprensorio dei Comuni di Genoni, Gesturi, Tuili e Setzu, nella Sardegna centro meridionale. Il clima dell’altopiano è di tipo mediterraneo e presenta precipitazioni prevalenti nelle stagioni autunnale e invernale ed aridità nella stagione estiva ed a inizio autunno, e come nella maggior parte dell’isola un’alta ventosità.

Il Cavallo della Giara ha dimensioni ridotte, l’altezza media è di 1,20 m circa al garrese, mediamente di 30-40 cm inferiore a quella degli altri cavalli “normali”. La testa solitamente è gentile ed espressiva, con occhi tipicamente a mandorla,  che danno al cavallino una espressione velatamente malinconica, il collo è forte e ricco di crini, la groppa tendente al corto, la coda con folti crini, le cosce muscolose e gli arti sottili con appiombo regolare. Il mantello è prevalentemente baio, con presenza di soggetti baio scuri e, con minore frequenza, morelli e sauri.

Di origini incerte e misteriose, il cavallino non sembra essere una specie autoctona della Sardegna. Importati dai fenici o provenienti dall’arcipelago greco portati da navigatori, i cavallini della Giara sono oggi gli unici sopravvissuti di numerosi branchi che fino al tardo medioevo vivevano allo stato brado, nell’isola. Si può quindi supporre che questa l’eterogeneità allora presente nelle mandrie brade dell’isola abbia caratterizzato i gruppi da cui ha avuto origine l’attuale cavallino della Giara, una eterogeneità morfologica che si e mantenuta fino ai giorni nostri.

L’ambiente in cui vivono i cavalli è caratterizzato da pascoli naturali e boschi di sughere, lecci, roverelle ed arbusti  tipici della macchia mediterranea. Negli ultimi 25 anni il numero degli esemplari oscillava tra 1.500 e 1.900 capi. Oggi sono presenti sull’altopiano in circa 500 esemplari e questo numero rappresenta orientativamente la capacità ottimale del territorio, in quanto bisogna tenere conto dei numerosi altri erbivori, quali bovini e caprini che contendono le possibili aree di pascolo. Fino agli anni 1950 quasi tutti gli esemplari venivano annualmente condotti a valle per la marchiatura e il prelievo di alcuni soggetti che venivano utilizzati nei lavori agricoli. Definitivamente soppiantati dalle macchine agricole, negli anni ’60 venivano invece macellati e impiegati per la sella.

Nel 1976 si è costituita l’Associazione del Cavallo Sardo della Giara che si propone di salvaguardare il Cavallo nel suo ambiente naturale e di valorizzarne l’utilizzo come cavalcatura pony. I cavallini della Giara vivono in piccoli gruppi familiari stabili costituiti da un maschio dominate e da una a sette-otto femmine con relativi puledri, anche se non è raro trovare gruppi di maschi “scapoli”. Ogni gruppo occupa un territorio ben definito anche se talvolta il territorio di gruppi confinanti può sovrapporsi. Non sono ammesse situazioni di promiscuità, ogni capobranco è fortemente geloso del suo harem ed è pronto a difenderlo a suon di calci e morsi nei confronti di eventuali altri maschi intrusi. Molto più diplomatico è invece il comportamento del capobranco se l’intrusione avviene ad opera di una cavalla in età fertile, che accetta di buon grado. Anche i figli maschi vengono scacciati dal gruppo non appena, raggiunta l’età fertile, cominciano a manifestare strane pretese.

La dolce vita da sceicco, per lo stallone capobranco, durerà fino ai 15-20 anni di età quando, ormai anziano, verrà a sua volta soppiantato da un altro giovane maschio e andrà a trascorrere gli ultimi anni della sue vita in un altro territorio in compagnia di altri “scapoli”. Di carattere indomito pur se apparentemente tranquillo, il cavallino della Giara, sprigiona una forza e una resistenza insospettabili ogni qualvolta l’uomo minaccia di privarlo della sua libertà. La cattura anche se per curarlo, per marchiarlo, per domarlo o per qualunque altro motivo, storicamente non è mai stato un compito agevole e gli inseguimenti dei cavallini nelle pietraie della Giara da parte di esperti cavalieri si sono spesso conclusi con un nulla di fatto.

Nel 1996 la ex Comunità Montana della Giara diede avvio alla fase di acquisizione di una parte dei cavallini con l’acquisto di 121 capi. Fase conclusa si è conclusa nel 2002 con l’acquisizione completa di tutti gli esemplari. Oggi sull’altopiano non sono più presenti cavallini di proprietà di privati.

Cavallo della Giara (foto internet)

Foto presa da internet.

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