La festa di Sant’Efisio

La Sardegna è terra ricca di tradizioni e di manifestazioni folkloristico–religiose, la Cavalcata sarda e la Processione dei candelieri a Sassari, il Matrimonio mauritano a Santadi, la Sartiglia ad Oristano, la Festa del redentore a Nuoro; ma la principale, che raccoglie il maggior numero di presenze e di costumi e gruppi folkloristici di tutta la Sardegna è la festa di Sant’Efisio che si svolge dal 1° al 4 Maggio a Cagliari e nei dintorni (Sarroch, Pula, Nora).

Sant’Efisio, il patrono della città di Cagliari, nato vicino ad Antiochia, era un ufficiale dell’esercito romano sotto Diocleziano e fu inviato in Italia proprio dall’imperatore per combattere i cristiani, ma si convertì alla nuova religione e fu martirizzato per decapitazione a Nora il 5 gennaio del 305.

Durante l’epidemia di peste che colpì la città nel 1652 i cagliaritani lo invocarono per la cessazione del morbo ed Efisio compì il miracolo. Cinque anni dopo nel 1657 ebbe luogo la prima processione di ringraziamento e la statua del santo venne portata sino al luogo del martirio. Da allora ogni anno la manifestazione si ripete (quella del 2011 è stata la 355° edizione) partendo dalla chiesetta di Stampace, e dopo aver attraversato la città, arriva sino a Nora, sempre accompagnato da molti devoti che seguono a piedi tutto il tragitto del cocchio.

Il corteo, circa 5000 le persone che sfilano ogni anno, è aperto dalle “ traccas “ carri trainati da buoi addobbati a festa, che mettono in mostra in cestini appositamente intrecciati i prodotti dei campi, gli utensili della casa, i dolci, i prodotti tipici della gastronomia sarda; seguono i gruppi in costume, a piedi che recitano o cantano le preghiere della tradizione religiosa isolana, poi i gruppi a cavallo: i Cavalieri del Campidano con i cavalli addobbati con coccarde e rosette, i Miliziani armati di archibugi e sciabole e la Guardiani che sfila in frac nero, cilindro e fascia azzurra sui fianchi, nel mezzo ai quali sfila l’Alter Nos, rappresentante del sindaco di Cagliari.

I confratelli dell’Arciconfraternita del Gonfalone precedono il cocchio, trainato da un imponente giogo di buoi ornati da manti colorati e fiori e condotti da “Su Carradori“. L’arrivo del cocchio, con il simulacro del santo è annunciato dal suono delle “Launeddas“  e le porte del cocchio stesso sono aperte in vari momenti della sfilata per permettere ai fedeli di depositare ai piedi del Santo fiori, offerte, ex-voto e suppliche.

Nei gruppi a piedi si possono ammirare le più varie anime della Sardegna; spiccano le colorate vesti dei costumi campidanesi, con le donne che portano le “prendas“ gioielli molte volte tramandati di generazione in generazione, contrapposte ai colori più scuri ed all’orbace del nuorese, l’arancio vivo del costume di Desulo, l’austero completo nero delle bellissime ragazze di tempio, i piedi nudi dei pescatori di Cabras.

In via Roma, di fronte al palco in cui siedono le autorità, il cocchio del Santo procede su “sa ramadura“ un tappeto di petali gettati dai componenti dei gruppi, salutato dalle sirene delle navi attraccate al porto. E’ il momento forse più emozionante, con la folla che si avvicina al Santo per la richiesta di una grazia.

La sagra, a quel punto, diventa festa di campagna: dopo aver cambiato il cocchio dorato con uno più semplice ed aver fatto indossare al Santo gli abiti da viaggio, si passa per La Maddalena, Su Loi, Sarroch, Villa San Pietro, Pula e Nora. Dovunque si ripetono delle piccole sagre, con celebrazioni religiose e banchetti dove tutti sono invitati, nel segno della massima accoglienza e ospitalità.

La notte del 1° Maggio il Santo la trascorre a Sarroch da dove parte la mattina seguente dopo una messa per Villa San Pietro e Pula, dove nel pomeriggio si tiene una messa davanti al simulacro per commemorare i defunti. La sera del 2 Maggio il Santo giunge a Nora dove rimane anche il 3 con la celebrazione di varie messe ed una processione fino alla zona archeologia che fu il luogo della decapitazione. La sera del 3 il Santo torna a Pula da dove parte la mattina dopo per fare rientro a Cagliari nella sua chiesa di Stampace. Un’occasione unica per vedere ed apprezzare le tradizioni più genuine della Sardegna.

Un momento della sfilata di Sant'Efisio (foto Tati@)

Suonatore di Launeddas durante la sfilata (foto Lucia Cossu)

Per i testi si ringrazia Marco Puccini.

Per le foto si ringraziano:

Anna Tatti (Tati@)

Lucia Cossu

Le foto ed i diritti di autore sono e restano di proprietà degli autori.

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2 risposte

  1. 20 Maggio 2015

    […] penultima domenica di Maggio. Si tratta della seconda grande festa popolare della Sardegna dopo Sant’ Efisio e per la città di Sassari è l’evento turistico più importante della città assieme alla […]

  2. 30 Aprile 2019

    […] rito dedicato a Sant’Efisio ha origine da un Voto del 1652 della Municipalità di Cagliari, oggi custodito presso l’Archivio […]

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