Il Carnevale di Gavoi

Il carnevale di Gavoi rappresenta una vera e propria eccezione tra i carnevali della Barbagia. Qui non ci sono maschere tragiche o le ancestrali pantomime derivate dalle credenze del mondo agro-pastorale, a cui pure questo pittoresco paese appartiene. Qui c’è semplicemente allegria, buon vino e dolci tradizionali a disposizione di tutti. I protagonisti sono gli strumenti musicali di origine arcaica, suonati al ritmo dei balli sardi.

Naturalmente non sarebbe carnevale senza il fantoccio che rappresenta la vittima del carnevale, su mortu de su Carrasecare [ʔarrasekàre], qui è chiamato su Zizarrone [ʣiʣarròne], un tempo chiamato Tiu Zarrone.

Ma i veri protagonisti del carnevale sono  sos Sonadores, (i suonatori), i quali indossano abiti di velluto, sos gambales (gambali) e su bonete (coppola). Il loro volto è ricoperto di fuliggine nera.

Gli strumenti sono quelli semplici della tradizione, ma il ritmo è dato innanzitutto dai Tumbarinos, cioè i tamburi:

Su Tumbarinu (Tamburo), per costruire questi tamburi viene in genere utilizzata la pelle di capra o di cane e sono realizzati interamente a mano con metodi antichi. I suonatori di tamburo, detti sos Tumbarinos, percuotono lo strumento con sos matzucos (le bacchette): devono allenarsi molto per fare risuonare gli strumenti all’unisono

Su Triàngulu, (Triangolo) ottenuto dalla lavorazione di un pezzo di ferro alla forgia, ha le punte ripiegate verso l’esterno, il cui suono acuto si erge oltre quello cupo de sos Tumbarinos.

Su Pipiolu è un flauto arcaico in canna, che tesse la melodia dei giorni di festa. Ha quattro fori rotondi che funzionano da tasti; all’interno è inserito un pezzo di sughero sagomato.

Su Tumborro: un altro strumento di origine arcaica ricavato da una canna palustre di circa mezzo metro sulla cui sommità è fissata una vescica di maiale che funziona da cassa di risonanza. Alla vescica è poggiata una corda sottile di crine di cavallo o d’ottone, della stessa lunghezza della canna. E’ suonato sfregando la corda con un pezzo di legno seghettato.

La rappresentazione

I festeggimenti iniziano il giovedì grasso, ovvero Zòbia Lardazola, quando si svolge sa Sortilla de sos Tumbarinos (la sfilata dei tamburini). Da tutti i rioni sos Sonadores si radunano nella piazza della chiesa parrocchiale, percuotendo i tamburi al ritmo del ballo sardo. Si fa silenzio e poi, all’improvviso, comincia il frastuono: centinaia di tamburi suonano all’unisono, destando il paese; si alternano al suono de su Triàngulu e de su Pipiolu. Dalla chiesa prende il via la processione che percorrerà le vie del centro storico. La festa prosegue fino a notte fonda insaporita da grandi bevute del vino rosso, da tzìpulas, pilichitos, (dolci tipici di semola fritti nell’olio d’oliva e nello strutto di maiale), arrosto di maiale e agnello, fave e lardo, formaggio e patate di Gavoi.

Simili le celebrazioni durante la domenica e il martedì grasso, giorno che si conclude con il rogo di Zizarrone, trasportato per il paese in groppa ad un asino o sulle spalle di una persona. Forse il rito originale prevedeva che il corteo de sos Sonadores lo accompagnasse al sacrificio. Durante il tragitto si bussava alle porte delle case chiedendo su cumbidu [ʔumbìdu] cioè l’invito. Gli abitanti, alla vista di Zizzarrone dicevano: “Sunt arribande sos de su carrasehare, ite l’amus a dare?” (stanno arrivando quelli del carnevale, cosa gli daremo?). Il corteo rispondeva: “Lardu, sartitza, pane e binu po imbriacare” (Lardo, salsiccia, pane e vino per ubriacarsi). Zizzarrone finiva la sua esistenza sul rogo su Mèrculis de lessia [mèrʔulizi de lessìa] (il Mercoledì delle ceneri)

Il significato

Come abbiamo visto la celebrazione del carnevale di Gavoi si differenzia dai carnevali tragici della Barbagia per l’allegria e il clima da baccanale chiassoso. Sos Sonadores, con i visi neri di fuliggine, sono forse la reminiscenza di maschere cupe per un rito crudele: accompagnavano con la musica la liturgia del sacrificio della vittima del carnevale. Certamente la cerimonia odierna rappresenta ciò che resta dell’antico rito propiziatorio dedicato al dio della natura, perché si ridestasse dopo il lungo inverno.

Carnevale Gavoi - Strumenti (foto Lucia Cossu)

Carnevale di Gavoi (foto Gabriele Zucca)

Per le foto si ringraziano:

Lucia Cossu

Gabriele Zucca

Le foto ed i diritti di autore sono e restano di proprietà degli autori.

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