In Hotel a Cagliari per scoprire la sua storia millenaria

Cagliari è una città bellissima e ricca di una storia millenaria che continua a vivere nelle sue strade e nei suoi monumenti.

“È una città bellissima, aspra, pietrosa, con mutevoli colori tra le rocce, la pianura africana, le lagune, con una storia tutta scritta e apparente nelle pietre, come i segni del tempo su un viso: preistorica e storica, capitale dei sardi e capitale coloniale di aragonesi e di piemontesi”. Basta questa splendida descrizione di Carlo Levi, grande scrittore italiano (autore, tra l’altro, del celeberrimo “Cristo si è fermato a Eboli”), ad affascinare e invogliare a partire alla scoperta della città di Cagliari.

Il Poetto, la spiaggia dei Cagliaritani

Il Poetto, la spiaggia dei Cagliaritani (foto Wikipedia)

Sì, Cagliari è davvero bellissima: abitata fin dall’età nuragica da tribù sarde, fu poi colonizzata dai fenici, che si stanziarono all’imboccatura dello stagno di Santa Gilla; arrivarono poi i Cartaginesi, come testimoniato ancora oggi dalle rovine della Caralis punica e dalle necropoli di Tuvixeddu e Bonaria, che a poco a poco abbandonarono gli insediamenti nuragici sui colli per concentrarsi lungo la costa dell’abitato. Le tracce di questa storia plurimillenaria si vedono attraverso gli antichi edifici del periodo giudicale e poi delle dominazioni pisana, aragonese e spagnola del Medioevo e del Rinascimento… fino ad arrivare ai palazzi liberty sorti fra Ottocento e Novecento.

Un elenco lunghissimo e interessante, che potrebbe già esser sufficiente per invogliare a prenotare un hotel a Cagliari (e come possiamo vedere su www.expedia.it, ci sono circa un centinaio di alberghi, di tutte le dimensioni e fasce di prezzo), o almeno a cercare tra le tante offerte online!

Il Porto di Cagliari

Il Porto di Cagliari

Anche perché l’offerta turistico-ricettiva del capoluogo sardo, così come quella di tutta la regione, è davvero di altissimo livello e qualità, a cominciare ovviamente dallo straordinario mare cristallino che circonda l’isola. E poi, parliamo di una delle patrie gastronomiche d’Italia, con il sapiente uso dei prodotti del mare mescolati a quelli della terra: la fregula cun cocciula, cocciula e cozzas a schiscionera, sa burrida a sa casteddaia, l’aligusta a sa casteddaia sono nomi che evocano prelibatezze, tradizionali piatti a base di pesce, così come famosi e gustosi sono i primi piatti come i malloreddus a sa campidanesa, gli spaghittus cun arrizzonis, su mazzamurru (trionfo dei sapori tipici, pane casereccio raffermo cotto nel sugo e condito col pecorino grattugiato). Il tutto annaffiato dagli straordinari vini locali come il Nuragus, il Nasco o il Girò.

Chi non fosse ancora del tutto convinto può fare una rapida ricerca sul web: troverà non solo recensioni entusiastiche dei turisti appena rientrati dall’isola, ma anche in foto straordinarie che servono bene a prepararsi al panorama che attende all’arrivo, dal lungomare Poetto (la bella spiaggia dei cagliaritani, ideale per prendere il sole e farsi il bagno, praticare sport all’aria aperta, trascorrere le serate estive tra aperitivi, musica e spettacoli dal vivo) al vicino stagno di Molentargius (dove è addirittura possibile ammirare dei fenicotteri rosa), fino al quartiere del Castello, che in sardo identifica l’intera città (Casteddu).

Fondato nel tredicesimo secolo, al quartiere si accede ancora oggi attraverso le antiche porte medievali, che aprono a un percorso fatto di strette vie, scalette, piazzette che si aprono come terrazze su bellissimi panorami, che culminano in alcuni dei principali monumenti della città: ragione la Cattedrale di Santa Maria, con la sua ricchissima cripta che custodisce le reliquie di vari martiri, il Bastione di Saint Remy (che peraltro si trova tra a due strade che sono il centro dello shopping cittadino) e soprattutto le Torri Pisane, due torri gemelle di calcare bianco di Bonaria. Si tratta di due caratteristiche costruzioni, chiamate di San Pancrazio e dell’Elefante (dal piccolo elefante scolpito in una pietra laterale), erette rispettivamente nel 1305 e nel 1307 come punti di avvistamento dai Pisani in lotta contro gli Aragonesi e utilizzate anche come alloggio per funzionari, magazzino durante il successivo dominio aragonese e addirittura carcere nel Diciassettesimo secolo.

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